Finalmente un NO al tethering a pagamento di Vodafone

Informatica Taranto

Vodafone fino a oggi ha fatto pagare il “tethering”, ovvero la possibilità di impiegare lo smartphone come hot spot Wi-Fi, contravvenendo ai regolamenti comunitari. L’AGCOM l’altro ieri ha pubblicato la Delibera n. 68/18/CONS che spiega nei dettagli la violazione e i motivi che hanno giustificato l’azione di diffida. L’operatore ha 30 giorni per interrompere la pratica e adeguarsi alle richieste del Garante.
Entrando nel merito, l’indagine dell’AGCOM ha svelato che Vodafone costringe i propri clienti a pagare per il tethering 6 euro per ogni giorno di fruizione “sebbene stiano consumando traffico dati già incluso nella propria offerta”. Le uniche eccezioni sono rappresentate dagli utenti con opzione Vodafone Exclusive attiva (da 1,90 euro/mese) o Vodafone Red.

“La tecnica utilizzata da tale operatore per differenziare il traffico dati originato dal terminale mobile si basa sull’utilizzo di due differenti punti di accesso (APN) a seconda della fonte di origine del traffico”, spiega l’AGCOM. “Tale impostazione è prevista di default nelle SIM Vodafone, oltreché nei messaggi autoconfiguranti inviati agli utenti nel caso in cui il terminale non sia correttamente configurato”. Insomma, con le impostazioni automatiche il cliente non può sottrarsi dagli addebiti.

Per altro in sede di indagine il Garante ha avuto conferma che i due principali concorrenti TIM e Wind Tre non applicano costi aggiuntivi e non differenziano l’accesso.

Il pagamento del tethering secondo le interpretazioni normative attuate dall’AGCOM si configura “come una restrizione all’utilizzo del terminale (nello specifico della modalità di utilizzo dello stesso come ‘hot spot WiFi’), nonché come una restrizione della libertà dell’utente di scegliere l’apparecchiatura su cui fruire del servizio di accesso ad Internet”.

Gli utenti hanno diritto “di accedere a informazioni e contenuti e di diffonderli, nonché di utilizzare e fornire applicazioni e servizi, e utilizzare apparecchiature terminali di loro scelta, indipendentemente dalla sede dell’utente finale o del fornitore o dalla localizzazione, dall’origine o dalla destinazione delle informazioni, dei contenuti, delle applicazioni o del servizio, tramite il servizio di accesso a internet”. Ne consegue “nel divieto per i fornitori di servizi di accesso a Internet di prevedere accordi sulle condizioni e sulle caratteristiche commerciali e tecniche dei servizi o dare luogo a pratiche commerciali che limitino l’esercizio di tale diritto”.

Per ora Vodafone si è limitata nel tempo ad aumentare il bundle dati dell’opzione tethering portandolo da 1 a 6 GB, ma il pagamento di 6 euro al giorno continua a essere considerato una violazione.

A questo punto non resta che attendere 30 giorni per il suo adeguamento alle richieste del Garante.

Fonte: tomshw.it

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